Altro che Covid: il pericolo (letale) delle infezioni ospedaliere

Non se ne parla, né vengono presi provvedimenti, ma fanno più morti del Covid 19 e dell’influenza stagionale. Durante la fase acuta in cui il Covid 19 dilagava e i tuttologi imperversavano sui canali televisivi, in pochi ne parlarono ma c’era anche allora un problema molto serio che ogni anno provoca migliaia di morti: quello delle infezioni ospedaliere. Un batterio, tra l’altro antibiotico resistente, lo si può contrarre anche in uno dei luoghi che dovrebbero essere più asettici e sicuro: le sale operatorie, la Rianimazione e l’UTIC.

Il 21 luglio del 2022 l’agenzia Ansa lanciava questa notizia che non ha scosso chi di competenza ed è stata quasi ignorata dai media: “Allarme rosso per la mortalità causata dalle infezioni ospedaliere: si è passati dai 18.668 decessi del 2003 a 49.301 del 2016. L’Italia conta il 30% di tutte le morti per sepsi nei 28 Paesi Ue. Il dato emerge dal Rapporto Osservasalute 2018 presentato a Roma. C’è una strage in corso, migliaia di persone muoiono ogni giorno per infezioni ospedaliere, ma il fenomeno viene sottovalutato, si è diffusa l’idea che si tratti di un fatto ineluttabile”, ha detto Walter Ricciardi, Direttore dell’Osservatorio nazionale sulla salute.

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In 13 anni, dal 2003 al 2016, il tasso di mortalità per infezioni contratte in ospedale è raddoppiato sia per gli uomini che per le donne. L’aumento del fenomeno è stato osservato in tutte le fasce d’età, ma in particolar modo per gli individui dai 75 anni in su. I tassi regionali, spiega il rapporto Osservasalute, presentano un’alta variabilità geografica, con valori più elevati nel Centro e nel Nord e valori più bassi nelle regioni meridionali. Nel 2016 per gli uomini i valori più alti sono stati registrati in Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, i più bassi in Campania e Sicilia. Per quanto riguarda le donne, i più alti sono in Emilia Romagna e Liguria e livelli minori in Campania e Sicilia come per gli uomini. Il gap territoriale può in parte essere legato alla maggiore attenzione da parte delle strutture ospedaliere nel riportare le cause di morte nel certificato.

Durante la fase acuta dell’imperversare del Covid 19, molti che avevano contratto l’infezione ed erano finiti in Rianimazione, non sono morti a causa di questo virus, ma appunto per infezione ospedaliera. Il batterio antibiotico resistente che hanno contratto, ha trovato terreno fertile in un corpo debilitato e con le difese immunitarie abbassate. Tra le misure che la letteratura scientifica indica per contrastare le infezioni ospedalieri ci sono: il lavaggio corretto delle mani (che rimane una delle più importanti ed efficaci), la riduzione delle procedure diagnostiche e terapeutiche non necessarie, il corretto uso degli antibiotici e dei disinfettanti, la sterilizzazione dei presidi, il rispetto dell’asepsi nelle procedure.

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Un ruolo importante che ha procurato un’impennata dei casi, l’ha sicuramente avuto la privatizzazione della pulizia di molti ospedali. Una volta si provvedeva a pulire e disinfettare tutto il personale interno, che utilizzava prodotti adeguati, con la privatizzazione le ditte esterne puntano ovviamente al risparmio, sia sui prodotti che sul personale quasi sempre improvvisato e non adeguatamente formato.

Un altro batterio che può portare alla morte fino al dieci per cento dei casi e che non viene adeguamente contrastato è quello della legionella. L’Italia in Europa è tra i Paesi più colpiti. È di questi giorni la notizia che una donna è morta per sospetta legionella e un’altra è stata ricoverata in gravi condizioni dopo aver partecipato a un incontro in un Hotel in Sardegna. Le due donne – una 66enne di Cagliari e una 77enne di Quartu Sant’Elena – erano state ricoverate con sintomi di grave polmonite e avevano partecipato all’inizio di novembre entrambe a un incontro nello stessa struttura alberghiera. Alcuna anni addietro il batterio si era annidato nell’impianto di aereazione di una nuova struttura ospedaliera. In attesa di saperne di più sulle polmoniti infantili che stanno colpendo la Cina, chi di competenza, sia per le infezioni ospedalieri che per la legionella, dovrebbe porre in essere serie misure preventive e i media che, ci hanno terrorizzato con il Covid 19, occuparsene di più.

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Vincenzo Maida

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