Attualità

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In “Attualità” vengono pubblicati gli articoli più eclatanti delle testate giornalistiche e dei blog della rete – dopo previa verifica – citandone la fonte, articolo originale. 

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  • Toti ai domiciliari: «Non ho intenzione di dimettermi»

    Corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d’ufficio, questi i capi d’accusa con i quali la gip di Genova Paola Faggioni ha costretto ai domiciliari il governatore della Liguria Giovanni Toti. Il presidente della regione, che al momento si è autosospeso, verrà sentito dagli inquirenti nella giornata di domani. Dovrà rispondere, in primis, di una serie di comportamenti illeciti che lo avrebbero visto protagonista durante le campagne elettorali – amministrative e nazionali – che si sono svolte dall’ottobre 2021 al maggio 2023. 

    Mentre Alessandro Piana, vicepresidente della Regione e assessore all’agricoltura, tiene le redini dell’ufficio del presidente, è stato destinatario di misura cautelare anche Matteo Cozzani, capo di gabinetto di Toti, accusato di corruzione elettorale aggravata, il quale si sarebbe mosso per agevolare gli interessi del clan mafioso dei Cammarata. All’interno dell’inchiesta che sta scuotendo la Liguria risultano coinvolti anche l’imprenditore Aldo Spinelli col figlio Roberto, insieme a Emilio Signorini, amministratore delegato e direttore generale di Iren, il quale, all’epoca dei fatti imputatigli, era presidente dell’Autorità portuale di Genova. Signorini, al momento, è l’unico a essere stato condotto in carcere.

    Corruzione

    «In occasione e in concomitanza di ciascuna delle 4 competizioni elettorali che si sono susseguite nell’arco temporale dell’indagine, cioè le amministrative di Savona (ottobre 2021), le amministrative di Genova (giugno 2022), le politiche nazionali (25 settembre 2022), le amministrative di Ventimiglia e Sarzana (maggio 2023), Toti, pressato dalla necessità di reperire fondi per affrontare la campagna elettorale, ha messo a disposizione la propria funzione, i propri poteri e il proprio ruolo in favore di interessi privati in cambio di finanziamenti, reiterando il meccanismo con diversi imprenditori». Così si legge nell’ordinanza di custodia cautelare redatta da Paola Faggioni. Fondi per i comitati elettorali, dunque, in cambio di favori elargiti dal presidente della Liguria che, intercettato, avrebbe più volte commesso il fatto.

    Le dichiarazioni

    Un maremoto che sconvolge le coste liguri a poco meno di un mese dalle Elezioni Europee. Il centrodestra accusa il colpo ma cerca di non darlo a vedere. Il primo a muoversi cautamente è proprio il Ministro della Giustizia Carlo Nordio che, dichiarandosi garantista, afferma: «Non conosco gli atti e da garantista penso sempre alla presunzione di innocenza. Mi è sembrato di capire che si tratta però di fatti che risalgono ad alcuni anni fa e che l’inchiesta non è nata oggi ma tempo addietro. Ho esercitato 40 anni da pubblico ministero e raramente ho chiesto provvedimenti di tutela cautelare dopo anni di indagini».

    PD, Movimento 5 stelle Alleanza Verdi e Sinistra vanno invece all’attacco chiedendo a gran voce le dimissioni di Toti, il quale, al momento, sembrerebbe non aver nessuna intenzione di lasciare la sede a Piazza De Ferrari.

    Nuove elezioni?

    Il mandato di Toti scadrà comunque a settembre 2025 e lo stesso non potrà ricandidarsi per il divieto di terzo mandato; Umbria, Campania, Marche, Puglia, Toscana e Veneto sono invece regioni prossime al voto e anche per questo motivo l’opposizione spinge per accelerare un’eventuale nuova tornata elettorale. L’onda più alta si è abbattuta, adesso, bisogna aspettare le altre o la quiete.

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  • Partenariato con l’Africa: alla Farnesina in scena il Forum di dialogo imprenditoriale

    È andato in scena il Forum di dialogo imprenditoriale Italia-Africa presso la Sala Conferenze
    Internazionali nel Palazzo della Farnesina. L’iniziativa, organizzata congiuntamente da MAECI e Direzione Generale Sistema Paese in collaborazione con Confindustria Assafrica&Mediterraneo e con il sostegno dell’Agenzia ICE, ha mirato a rafforzare la collaborazione tra le associazioni imprenditoriali italiane e le omologhe controparti dei Paesi africani, per consolidare la dimensione “business-to business” – che, come ha voluto sottolineare il Vice Presidente del Consiglio Antonio Tajani nel suo intervento, è un rapporto bilaterale “win-win” all’interno del Piano Mattei, progetto di più ampio respiro – del partenariato Italia-Africa, con specifico riferimento ai settori chiave per lo sviluppo del continente. Hanan Morsy, Vice Segretario Esecutivo UNECA si è soffermata sull’importanza della transizione energetica e digitale, mentre Beltrame-Giacomello (Confindustria), Zoppas (ICE), Salzano (Simest) e Valerio (SACE) si sono soffermati sul ruolo del sistema Italia a sostegno della collaborazione economica con l’Africa parlando di mobilità sostenibile, meccanica strumentale e agroindustria.

    In particolare, l’iniziativa ha previsto il coinvolgimento di 47 associazioni imprenditoriali africane, per un totale di 21 Paesi rappresentati, 44 associazioni imprenditoriali italiane (sia interne che esterne al mondo Confindustria) e 10 imprese italiane, (Illy, Lavazza, Iveco, CNH Industrial, ENI, Sacmi, TI Sparkle, BTT Impianti, ENEL).

    La plenaria è poi continuata fino alle 12 con il secondo panel dedicato al ruolo delle banche multilaterali di sviluppo per la crescita del continente africano, con ben sette interventi molto diversi tra di loro ma con uno scopo ben chiaro: creare dialogo, instaurare un ponte solido tra i partner economici italiani e africani.

    La riunione è terminata con le conclusioni dal Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione
    Internazionale, Edmondo Cirielli e con la firma di cinque protocolli di Intesa tra Cassa Depositi e Prestiti e 5 delle Banche Multilaterali di Sviluppo presenti al Forum (Africa Finance Corporation, Banque Ouest Africaine de Developpement, Development Bank of South Africa, Eastern and Southern African Trade and Development Bank, African Export-Import Bank).

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  • La notte delle idee 2024: la sfida per un futuro sostenibile

    Nella serata di martedì 7 maggio si è svolta l’edizione 2024 della Notte delle Idee, promossa dall’Ambasciata di Francia in Italia e dall’Institut Français Italia nella storica sede di Palazzo Farnese a Roma. L’edizione di quest’anno è stata intitolata Sfide climatiche. È ora di cambiare, titolo che tradisce fin da subito il tema principale dell’evento, vale a dire la transizione ecologica e la sostenibilità un tema che al nostro giornale sta particolarmente a cuore e a cui dedichiamo numerosi approfondimenti.

    Palazzo Farnese: sede dell’Ambasciata di Francia nel cuore di Roma

    La Notte delle Idee è un’occasione per visitare la storica sede di Palazzo Farnese a Roma. Il Palazzo è di epoca Cinquecentesca, commissionato da Alessandro Farnese, che poi diventerà Papa Paolo III, terminato nel 1589.

    Visitando il Palazzo è possibile ammirare veri e propri capolavori d’arte, tra cui vale la pena menzionare la famosa Galleria Carracci, realizzata tra il 1597 e il 1608 dai fratelli Annibale e Agostino Carracci. Si tratta di una volta ricoperta di affreschi ispirati agli Amori degli dèi con scene basate sulle Metamorfosi di Ovidio. Tra queste scene vale la pena menzionare Polifemo e Galatea, Perseo e Andromeda, il Trionfo di Bacco e Arianna.

    Perseo e Andromeda-Galleria Carracci

    Tra gli altri ambienti di Palazzo Farnese, il Salone d’Ercole con arazzi del XVII secolo, la Galleria di Murano, il Camerino d’Ercole, anch’esso meravigliosamente affrescato da Annibale Caracci e la Sala dei Fasti Farnesiani.

    È stato possibile al pubblico accorso per l’evento visitare tutti i livelli di Palazzo Farnese, dai sotterranei, che conservano reperti archeologici riconducibili all’Antica Roma, alla Biblioteca dell’Ecole Française de Rome, dalla terrazza ai giardini.

    Transizione ecologica: difficoltà del presente e possibilità per il futuro

    Sfide climatiche. È ora di cambiare. La serata è stata dedicata a dibattiti, discussioni, interviste, tavole rotonde attraverso una serie continua di panel dal pomeriggio fino alla mezzanotte nei diversi spazi di Palazzo Farnese. Sono intervenuti docenti, scrittori, dirigenti, ricercatori, attivisti, divulgatori scientifici, giornalisti, membri di istituzioni e associazioni, tutte figure provenienti da ambienti sia italiani che francesi.

    Il tema della sostenibilità ambientale e dell’ecologismo è stato trattato con un approccio a tutto tondo. Si è trattato della concezione dello spazio, del rapporto dell’uomo con l’ambiente che lo circonda, sia naturale che cittadino, di architettura e urbanistica. Si è posto il problema della biodiversità marina, della difesa dell’ambiente e dell’ecosistema marino, minacciato dal cambiamento climatico, dall’aumento dell’inquinamento, da pratiche di pesca ormai insostenibili. Un altro tema assai caldo è il rapporto dell’uomo con le specie non umane, con il mondo animale. Gli animali condividono con l’uomo il tempo e lo spazio della vita, nonostante la presenza umana abbia condizionato e continui a condizione pesantemente la sopravvivenza animale.  

    L’alimentazione rappresenta uno dei nodi cruciali da affrontare in vista della transizione ecologica. In questo caso la sfida verso un’alimentazione più sostenibile passa necessariamente da un cambio di direzione nel sistema produttivo e nella riduzione della concezione intensiva della produzione alimentare. Ciò implica la necessità di rendere i sistemi agroalimentari più sostenibili e più inclusivi. Sono state esplorate le opzioni disponibili che coinvolgono l’adozione di buone pratiche di consumo e di scelte alimentari consapevoli, così come l’impegno nella riduzione degli sprechi e nel supporto a filiere alimentari locali e sostenibili. 

    Alcuni spazi di Palazzo Farnese sono stati poi dedicati ad installazioni artistiche. Alla Galleria Murano, si sono potute ammirare creazioni di abiti e capi di moda realizzati da dieci brand che hanno partecipato in partnership con Kering Material Innovation Lab. I capi esposti sono l’esempio di una ricerca volta a trovare soluzioni sostenibili in un settore, quello della moda, al centro dei riflettori per l’urgente ripensamento che proprio ad esso è richiesto del suo sistema di produzione nella direzione della sostenibilità. Tra le tecniche sostenibili proposte dall’industria della moda ci sono l’upcycling, la tecnica di rielaborare un capo già esistente, l’impiego di tessuti certificati, l’utilizzo di materiali riciclati, non da ultimo la promozione di un lavoro equo e etico che sostiene l’artigianalità.

    Nel Camerino d’Ercole, invece, si poteva ammirare l’installazione Still Life dell’artista Max Sister, un’installazione composta da frutti appassiti, ammuffiti o naturalmente disidratati, ricoperti da un sottile strato di cera d’api bianca, che ne preserva lo stato fisico. Nei sotterranei, ancora, si poteva “ascoltare” l’installazione immersiva Un suono in estinzione, un progetto di ricerca sperimentale volto a monitorare le implicazioni dei cambiamenti climatici sui ghiacciai attraverso l’analisi del suono.

    Terrazza Palazzo Farnese

    La partecipazione della società civile per la sostenibilità

    Le questioni ambientali sono oggi al centro dell’impegno di una parte della società civile, soprattutto della parte più giovane della società civile, come le vicende di Greta Thunberg e Ultima Generazione ci ricordano. In questo momento storico la partecipazione civile, che passa dall’associazionismo e attivismo fino alle mobilitazioni, si muove in direzioni diverse: ecologia, inclusione, intersezionalità, animalismo, diritti civili. Si tratta di lotte che solo apparentemente seguono direzioni diverse, ma che di fondo risultano accomunate dalla richiesta fondamentale di un cambio di prospettiva rispetto al passato. Un cambio di prospettiva nel sistema di produzione, nella distribuzione dei diritti verso l’allargamento di questi ultimi non solo a soggetti della popolazione civile che ad oggi ne sono esclusi, ma verso forme di vita non umane. C’è una mobilitazione generale, che al netto di una variegata fenomenologia, procede nella stessa direzione.  

    È qui che l’impatto della transizione ecologica sulle mobilitazioni contemporanee si interseca con il concetto di giustizia sociale, nello specifico giustizia climatica. Il tema della transizione ecologica necessita di essere messo in relazione con le condizioni sociali di discriminazione che alcuni membri della nostra società subiscono, siano esse donne, persone razzializzate, soggettività non binarie o queer, o banalmente persone in stato di indigenza o di scarse possibilità economiche. Non tutte le persone nella nostra società possono ad oggi accedere allo stesso modo alle informazioni o possono disporre degli strumenti e delle condizioni economiche per attuare un comportamento più consapevole in vista della transizione ecologica. Ne è emerso che una delle sfide che desta maggiori difficoltà, tanto teoriche che pratiche, è quella di imparare a conciliare la tutela dell’ambiente, la transizione energetica e la giustizia sociale.

    L’idea è che i costi e i benefici del cambiamento climatico non sono attualmente equamente distribuiti e che le azioni per affrontare questa crisi devono essere guidate da principi di equità e solidarietà. Equità, solidarietà, inclusione, diritti. Queste le parole d’ordine che tengono unite le mobilitazioni che impegnano oggi con così grande interesse parte della società civile.

    È emerso da diversi panel che si sono svolti nel corso della Notte delle Idee un tema comune: l’importanza della partecipazione cittadina, di un’attenzione collettiva o comunitaria ai temi della sostenibilità, della crisi climatica e della conseguente urgenza della transizione ecologica. Nonostante l’interesse già esistente, si avverte ancora più bisogno che questi temi diventino di interesse pubblico, meglio ancora collettivo, attraverso campagne di formazione e sensibilizzazione nelle scuole, nelle università, e tuttavia uscendo dagli spazi della formazione per raggiungere le piazze, i quartieri, gli spazi urbani.

    Galleria Carracci

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  • I lati controversi del progetto turco GAP

    L’impatto sociale

    La regione interessata comprende le 9 province vicine ai bacini dei due fiumi mesopotamici di Adıyaman, Batman, Diyarbakır, Gaziantep, Kilis, Mardin, Siirt, Sanlıurfa and Sırnak, un’area vasta oltre 70mila km2 e che ospita più di 7 milioni di persone. Fino ad ora il progetto ha avuto un costo complessivo paragonabile a circa il 10% del PIL turco e le statistiche mostrano grandi progressi nello sviluppo delle infrastrutture e dei trasporti, nonché delle reti di comunicazione; l’energia elettrica generata nel corso di oltre quarant’anni ammonta a quasi 900 miliardi di kilowattora, e il governo turco punta a una produzione di energia annuale di 27 miliardi di kilowattora a progetto completato. Per quanto riguarda invece l’aspetto sociale, il GAP ha sollevato numerose tensioni ed è stato provato che il progetto, lungi dal migliorare il benessere della popolazione locale e portare la pace in una regione tra le più povere ed instabili, ha causato problemi per il numero significativo di sfollati a seguito della costruzione delle dighe che hanno portato in molti casi alla sommersione di interi villaggi, aumentando quindi l’instabilità interna. Gli sfollamenti delle comunità e il conseguente reinsediamento involontario, chiamato così perché agli abitanti dei villaggi inondati non è lasciata altra scelta se non quella di evacuare, hanno rappresentato un problema sin dalla costruzione della diga di Ataturk negli anni ‘90, che con i suoi 170 metri d’altezza e 1820 metri di lunghezza, è la quinta diga più grande del mondo e la seconda per estensione nell’intero Medio Oriente dopo quella di Asswan in Egitto, quando la maggior parte delle persone sfollate non è stata reinsediata adeguatamente. In totale fino ad ora gli sfollati ammontano ad oltre 350.000 persone, la stragrande maggioranza di etnia curda, l’80% dei quali non ha ricevuto alcun risarcimento, né una casa né denaro per soddisfare i propri bisogni materiali, e anche qualora fosse stato erogato il risarcimento è stato ritenuto inadeguato; ciò ha portato ad un generale impoverimento. 

    L’aumento dei livelli dell’acqua dei fiumi ha cancellato anche importanti siti culturali come quelli del distretto di Hasankeyf, che rappresenta alcuni dei più antichi insediamenti umani risalenti a 12mila anni fa e dal 2019 sommerso dalle acque del Tigri in seguito alla costruzione della diga Ilisu, o Halfeti e Zeugma, a cui è stata riservata la stessa sorte in seguito alla costruzione della diga Birecik sull’Eufrate. 

    Anche questi ultimi luoghi ricchissimi di storia, in particolare Zeugma, che in greco vuol dire “unione” e che nacque ai tempi di Alessandro Magno per connettere i due insediamenti che sorgevano sulle rive opposte del fiume, acclamata dagli archeologi come la nuova Pompei per la ricchezza dei suoi mosaici, statue e ville antiche, la maggior parte dei quali andati perduti, nonostante gli sforzi congiunti di ricercatori, istituzioni culturali e organizzazioni internazionali per eseguire scavi di salvataggio. 

    Guerra dell’acqua

    Ma le contraddizioni legate al GAP emergono in particolare dalle rivendicazioni della Turchia della piena sovranità sui fiumi transnazionali Tigri ed Eufrate, che nascono in Anatolia ma proseguono il proprio percorso in Siria ed Iraq, e dalla sua riluttanza a cooperare con questi ultimi Stati. Come in molti altri casi, viene facile pensare al Nilo e alle controversie sorte tra i dieci stati africani che beneficiano delle acque del fiume, la Turchia è un esempio del conflitto politico che può sorgere quando progetti di dighe su fiumi trans-frontalieri colpiscono i sistemi fluviali dei paesi vicini, che ne risentono negativamente. Fin dalla costruzione della diga Ataturk sorsero controversie su questioni relative alla distribuzione e qualità dell’acqua, in quanto si prevedeva, non senza lungimiranza, che la deviazione dei fiumi avrebbe messo seriamente a rischio le riserve idriche di Siria e Iraq, già estremamente precarie per via del cambiamento climatico. Sono aumentati i periodi di siccità e negli ultimi anni si sono registrati considerevoli cali di raccolti in paesi dove l’agricoltura è il mezzo primario di sussistenza, e ciò ha giocato un ruolo diretto nel deterioramento delle condizioni socioeconomiche dei due paesi, tra l’altro influenzando notevolmente il flusso migratorio da essi. Nonostante queste questioni richiederebbero cooperazione e reciproco interesse tra gli Stati interessati, Il comportamento della Turchia ha fatto sì che nessun tipo di trattato internazionale sia stato ancora siglato dai tre paesi su come regolare le acque rivierasche, ma solo singoli accordi bilaterali tra Turchia e Iraq e Turchia e Siria, tra l’altro non sempre rispettati. Il progetto GAP è stato infatti molto criticato perché rappresenterebbe una strategia di Ankara per esercitare un maggiore controllo sui paesi confinanti, essendo la Turchia responsabile della gestione del flusso dei fiumi. Ciò è particolarmente vero nei riguardi dell’Amministrazione Autonoma della Siria del Nord-Est, o anche Rojava, soggetta fin dalla sua nascita ad una forte pressione militare ed economica da tutti i lati, in particolare quello turco. 

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  • I temi dei “Cantieri” in memoria di Gianni Bravo

    Informest, Finest e l’Amministrazione regionale del Friuli Venezia Giulia hanno lanciato l’iniziativa “Cantieri in memoria di Gianni Bravo”, con cui intendono valorizzare la figura di Gianni Bravo, scomparso lo scorso agosto, attraverso una serie di iniziative culturali indirizzate al territorio su temi a cui Bravo ha dedicato l’intera esistenza: dallo sviluppo economico, a quello sociale e culturale della regione FVG, con uno sguardo attento oltre confine.

    Presentata in una conferenza stampa presso la Camera di Commercio di Gorizia l’iniziativa “Cantieri in memoria di Gianni Bravo”, figura rappresentativa per il Friuli Venezia Giulia, per essere stato imprenditore acuto e pioniere, nonché uno degli artefici della Legge 19/1991 sulle aree di confine. Attraverso questa legge Bravo si è speso, tra l’altro, per la creazione di Informest (ente per la promozione e lo sviluppo economico e i processi d’internazionalizzazione verso i mercati dell’est), di cui poi è stato primo Presidente, e di  Finest (equity partner e socio finanziatore che supporta attivamente le imprese del triveneto nei processi di internazionalizzazione), oltre ad essere stato anche presidente per una decina d’anni della Camera di Commercio di Udine.

    Gianni Bravo, di cui sono state messe in luce le qualità umane e le capacità tecniche di imprenditore, è stato indubbiamente un uomo capace di guardare al di là dei confini e dell’istante.  “Tra le tante attività ed iniziative intraprese – ha ricordato Davide Lepori attuale presidente Informest – va sicuramente citato il lungimirante contributo al progresso della nostra regione. Basti ricordare lo slogan coniato quando era Presidente della CCIAA di Udine ‘Made in Friuli’ e l’illuminata visione che ha portato la Regione a guardare a Est e diventare la porta verso quei Paesi”.

    Il modo migliore per tramandare l’importante eredità di Bravo è quella di guardare al futuro e soprattutto dare continuità al lavoro da lui avviato, capitalizzando le capacità delle giovani generazioni, la vera risorsa sulla quale egli ha sempre investito. Ecco, quindi, che sono state messe in atto varie iniziative, tra cui: 3 borse di tesi proposte con gli Atenei di Udine e Trieste  su temi economici relativi all’economia del territorio, sviluppo locale, politiche europee e internazionalizzazione dell’ecosistema produttivo regionale; un ciclo di alta formazione con seminari destinati agli amministratori locali e regionali su temi specifici delle politiche europee come ad esempio le politiche urbane e rurali, la sostenibilità, la previsione di scenari futuri; una serie di seminari tematici su politiche regionali, nazionali ed europee al fine di stimolare la partecipazione del territorio friulano a incidere sulla direzione delle decisioni prese a Bruxelles ed infine un workshop in commemorazione di Gianni Bravo, con l’obiettivo di interrogarsi sull’attualità della L 19/1991 che tra le altre cose ha istituito Finest e Informest.  Il “Cantiere” per Gianni Bravo sarà un cantiere aperto, come lui avrebbe certamente voluto perché la cultura e i giovani vanno alimentate continuamente.

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