Com’era il nonno del pomodoro? | Piero Morandini

Se oggi possiamo godere di due autentici piaceri della vita – la pizza e la pasta con il sugo – lo dobbiamo ad alcuni sconosciuti contadini americani, vissuti qualche migliaio di anni prima di Colombo: furono loro a iniziare a coltivare una bacca grande più o meno come un mirtillo coltivato. Grazie a loro, e a chi a ogni raccolto ha selezionato altre modifiche nel passare degli anni, oggi abbiamo il pomodoro come lo conosciamo, da 100 a 1.000 volte più grande in volume. Nonché, appunto, la pizza e gli spaghetti conditi con esso…

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La verdura, la frutta, i cereali che mangiamo sono infatti il risultato di un processo con cui noi umani abbiamo cambiato la natura: la “domesticazione” delle piante. Un processo, analogo a quanto abbiamo fatto con gli animali, che ha modificato quei vegetali in modo radicale.

Piero Morandini è ricercatore al Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’università di Milano dove tiene lezioni di Biologia cellulare e funzionale delle piante e Avanced Plant Cell Biotechnology per il corso di laurea in Biotecnologia. Laureato in chimica all’università di Torino, si è dedicato alla ricerca in biologia: ha lavorato all’Istituto Max Planck per la biochimica e all’Istituto di Zoologia dell’Università Ludwig-Maximilian, con borse di studio nell’ambito biologia molecolare e dello sviluppo del Dictyostelium, un’ameba del suolo. E in seguito a Cambridge (GB), al Laboratory of Molecular Biology (Medical Research Council. Negli ultimi anni la sua ricerca si è focalizzata sul controllo del metabolismo nelle piante.

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È membro della Società Italiana di Biologia Vegetale (SIBV) e della Società Italiana di Genetica Agraria (SIGA). Scrive di biotecnologie agrarie su giornali e riviste, tra cui Avvenire, Tempi, IlSussidiario.net e Zenit e partecipa o a dibattiti pubblici e programmi radio e TV.

Fonte: focus

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