Covid, la relazione di Crisanti inchioda Speranza tra omissioni e bugie: “Aveva dati catastrofici, li ignorò”

Da Il Primato Nazionale – Roma, 4 mar — Le parole di Crisanti sono come macigni: le previsioni sul Covid c’erano tutte, ma vennero ignorate perché troppo drammatiche. «l’Italia, quando scoppiò l’epidemia, aveva un manuale di istruzione», ma questo piano sarebbe stato «scartato a priori senza essere valutato dai principali organi tecnici del ministero» della Salute, e fu segretato per non «allarmare» la popolazione. Inoltre la «task force il 12/2 sapeva della vulnerabilità dell’Italia».

La relazione di Crisanti che inchioda Speranza e gli altri

Sono alcuni degli atti d’accusa contenuti nelle carte dell’indagine della Procura di Bergamo per epidemia colposa che vede 17 indagati, tra cui l’ex ministro della Salute Speranza, l’ex presidente Conte, il governatore della Lombardia Fontana e il suo ex assessore al Welfare Giulio Gallera. Nelle 83 pagine di ritardi e omissioni nella gestione Covid della primavera 202 firmate dal microbiologo, chiamato in qualità di super consulente, cinque sono gli atti di accusa nei confronti di politici ed esperti. Una sul piano pandemico, una sulla mancata zona rossa in Val Seriana, una sui morti e due sull’ospedale di Alzano.

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Il piano pandemico venne scartato senza essere letto

Sebbene il piano pandemico nazionale fosse fermo al 2006, secondo Crisanti, sarebbe stato in grado di fornire indicazioni dettagliate su come gestire la diffusione di una malattia respiratoria. Invece «era stato scartato senza essere letto, esaminato e valutato da coloro che avevano la responsabilità di coordinare la risposta dell’Italia alla pandemia». Il Cts, e in seguito, Speranza, giustificarono la decisione di ignorare il piano perché ritenuto inadatto ad arginare un virus diverso dall’influenza. Per il microbiologo si tratta di una scusante «confezionata e coordinata a posteriori» poiché «dai documenti acquisiti e dalle dichiarazioni spontanee rese alla Procura di Bergamo è emerso che né Brusaferro, né Miozzo, né Urbani avessero letto il piano prima di maggio-giugno 2020 nonostante ne avessero ricevuto copia a febbraio 2020».

Il 12 febbraio la task force sapeva che l’Italia non era “prontissima”

Italia «prontissima» a fronteggiare il virus, come assicurava Conte alla Gruber? Manco per sogno. «Già dal giorno 12.02.2020», otto giorni prima di Paziente 1, i componenti «prima della task force del ministero e poi del Cts, erano consapevoli della difficoltà di reperire Dpi e materiali per la loro produzione e quindi conoscevano la situazione di vulnerabilità in cui si trovava l’Italia e del rischio a cui avrebbero esposto la popolazione e gli operatori sanitari non prendendo iniziative idonee», incalza Crisanti.

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La zona rossa«La ragione per la quale azioni più tempestive e più restrittive non sono state prese la fornisce il presidente Conte quando, nella riunione del 2 marzo 2020, afferma che la zona rossa va utilizzata con parsimonia perché ha un costo sociale politico ed economico molto elevato», scrive sempre Andrea Crisanti che parla di «responsabilità degli organi decisionali nazionali (Cts, ministero della Sanità e Presidenza del Consiglio) e di Regione Lombardia» nella mancata zona rossa in Val Seriana.Una settimana prima del lockdown Speranza aveva dati catastrofici

Un fiume di omissioni, bugie  e negligenze si sussegue nelle carte redatte e firmate da Crisanti. Nei giorni del 27 e 28 febbraio 2020, «il Cts e il ministro Speranza hanno tutte le informazioni sulla progressione del contagio che dimostravano come lo scenario sul campo fosse di gran lunga peggiore di quello ritenuto catastrofico». E le «informazioni sulla gravità della situazione» ad Alzano e Nembro vennero discusse di una riunione del Cts del 2 marzo «non verbalizzata ufficialmente alla presenza del ministro Speranza e del presidente Conte», i quali raccontarono «alla Procura di Bergamo di essere venuti a conoscenza del caso di Alzano e Nembro rispettivamente il 4 e il 5 marzo». Ancora menzogne.

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Il modello matematico di Crisanti

«La documentazione acquisita  dimostra oltre ogni ragionevole dubbio di come il Cts, il Ministro Speranza e il Presidente Conte avessero a disposizione tutte le informazioni e gli strumenti per valutare la progressione del contagio e comprendere le conseguenze in termini di decessi», testimonia Crisanti.. E sulla base «delle previsioni dello scenario con Rt 2 il Cts stesso e il ministro Speranza condivisero la decisione di secretare il Piano Covid», redatto dall’epidemiologo Stefano Merler, «per non allarmare l’opinione pubblica».

Stando al «modello matematico» con cui Crisanti ha stimato l’effetto di restrizioni più dure sin dalla fine di febbraio, la zona rossa in Val Seriana, «al giorno 27 febbraio 2020 e al giorno 3 marzo 2020 avrebbe permesso di evitare, con una probabilità del 95%, rispettivamente 4.148 e 2.659 decessi».

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