COVID, STUDIO 2022: CON ANTINFIAMMATORI MENO RICOVERI. CHI LO DICEVA 2 ANNI FA ERA “L’ANTISCIENZA”

Alla fine anche i più lenti tagliano il traguardo. O forse è il vento delle elezioni a far girare all’impazzata le banderuole? 

L’antefatto

Da anni ormai su Byoblu diamo spazio a medici e scienziati che sono stati ignorati o coperti di ridicolo per aver sostenuto e dimostrato sul campo, che se preso in tempo il Covid si poteva curare, le persone non si ospedalizzavano e che oltre a salvare centinaia di vite si risparmiava anche in termini di spesa pubblica.

Già a dicembre 2020 la nostra redazione intervistò Mauro Rango e Andrea Stramezzi di IppocrateOrg, sbeffeggiati a oltranza perché osarono dire che il Covid si poteva curare, sostenendo anche la funzionalità dell’ivermectina. Per dovere di cronaca sottolineiamo che ad oggi, nonostante diversi scienziati, come la neuropsichiatra Rosanna Chifari, abbiano più volte illustrato i benefici del farmaco, viene definito inutile e potenzialmente pericoloso dalle Linee guida ufficiali

Nel mirino degli “sbufalatori”

Tuttavia, all’epoca sostenere l’esistenza e la funzionalità delle terapie domiciliari precoci era un rischio, bastava un niente per finire nelle fauci degli sbufalatori seriali. Vi citiamo per esempio un articolo di Open, dove per demolire il best seller di Massimo Citro Della Riva edito da Byoblu, l’autore dell’articolo scriveva le  “terapie (o cure) domiciliari che purtroppo non esistono”, tema rilanciato anche in un altro articolo denigratorio nei confronti del gruppo Terapie domiciliari precoci dell’avvocato Erich Grimaldi.

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“Non prendete antinfiammatori per proteggervi”titolava Repubblica a metà marzo 2020, corroborando la tesi per bocca di Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie il quale affermava che: “Gli antinfiammatori sono totalmente inefficaci nella cura del Covid 19 e anzi sono potenzialmente pericolosi per cui ne va impedito l’uso.

Il ribaltone

Due anni e 175mila morti dopo arriva il ribaltone con il Corriere della Sera che titola: “Covid, gli antinfiammatori riducono le ospedalizzazioni del 90%”, sottolineando come gli scienziati abbiano dimostrato che non sia il virus ad uccidere ma l’infiammazione. 

Studi sull’efficacia degli antinfiammatori (Fans) nella prevenzione e nella cura del Covid non sono nuovi: già da oltre un anno l’Istituto Mario Negri di Milano porta avanti lavori di questo tipo, che furono illustrati anche lo scorso anno durante il primo contestatissimo International Covid Summit che si tenne a Roma.

Tra i relatori c’era proprio Fredy Suter, per anni primario dell’Unità di Malattie infettive degli allora Ospedali Riuniti e oggi primario emerito dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, tra gli autori del nuovo studio pubblicato su The Lancet dal titolo: Home as the new frontier for the treatment of COVID-19: the case for anti-inflammatory agents.

I risultati

Gli autori hanno preso in esame tutti gli studi pubblicati su riviste scientifiche tra il 2020 e il 2021, su un totale di cinquemila pazienti tra gruppi di studio e di controllo, dimostrando che i Fans hanno una grande efficacia nel trattamento precoce delle forme lievi e moderate di Covid, abbattendo le sole ospedalizzazione fino al 90% e accorciando sensibilmente anche il tempo di risoluzione dei sintomi. 

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Oltre al ruolo dei Fans, lo studio si sofferma anche sull’utilizzo di corticosteroidi e paracetamolo: parlando di quest’ultimo, i ricercatori scrivono che “si dovrebbe considerare che (oltre ad essere un farmaco anti-infiammatorio trascurabile) a dosi relativamente basse il paracetamolo riduce le concentrazioni di glutatione nel plasma e nei tessuti, che potrebbero esacerbare COVID-19. Interventi farmacologici con corticosteroidi potrebbero mitigare il processo infiammatorio in corso, potenzialmente proteggendo contro il rischio di progressione verso malattie più gravi”. 

Ricordiamo che al momento le Linee guida del Ministero della Saluteche non vengono aggiornate da oltre un anno, raccomandano in prima battuta l’utilizzo del paracetamolo come terapia sintomatica e in alternativa i Fans, raccomandando inoltre di “non utilizzare routinariamente corticosteroidi” perché “un utilizzo precoce di questi farmaci si è rivelato inutile se non dannoso, in quanto in grado di inficiare lo sviluppo di un’adeguata risposta immunitaria”.

Secondo i ricercatori, dunque, il trattamento del Covid consta di tre punti principali: Intervenire all’insorgenza dei sintomi a casainiziare la terapia il prima possibile dopo che il medico di famiglia è stato avvisato, senza attendere i risultati di un tampone rinofaringeo; e fare affidamento su FANS, in particolare sugli  inibitori COX-2 relativamente selettivi. Valide alternative sono anche aspirina e ibuprofene, naturalmente sotto corretta prescrizione medica.

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Un ritardo inconcepibile

Qualcuno dirà che questo è il frutto di anni di ricerca e di nuove conoscenze del virus: ma davvero ci voleva così tanto a capire che i sintomi andavano curati subito, e che per farlo bastavano farmaci relativamente semplici come ibuprofene e aspirina?

E perché chi ha avanzato per primo l’ipotesi è stato trattato come un pazzo, un fautore dell’anti scienza e non è stato invece ascoltato, complice una stampa asservita utilizzata per ridicolizzare chi avanzava ipotesi diverse?

Non solo questo studio deve rappresentare la “frontiera” per curare come si deve il Covid, ma anche per aprire finalmente una commissione di inchiesta per rendere giustizia a tutti quei morti che, a questo punto, potevano essere salvati.

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