Ecco la nuova carta delle placche terrestri

È ormai noto da tempo che la litosfera terrestre – cioè lo “strato” più esterno e “solido” del nostro pianeta, spesso tra 70 e 110 km, che include la crosta e il mantello esterno – è suddivisa in molte placche (o zolle) che sono in continuo movimento, scorrendo sopra uno strato di materiale più plastico che costituisce la astenosfera

Terremoti e vulcani. Ora un nuovo modello ci mostra in modo più particolareggiato le caratteristiche delle suture tra una placca e l’altra e indica anche la presenza di nuove zolle: questo da un lato ci fornisce nuove informazioni sulla storia della Terra, dall’altro ci aiuta a meglio comprendere i rischi naturali, connessi con l’eventualità di terremoti ed eruzioni vulcaniche, a cui sono soggette determinate aree.

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«Il nostro lavoro», spiega Derrick Hasterok, del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Adelaide, che ha guidato il team che ha prodotto il nuovo modello, «si è concentrato soprattutto sulla configurazione delle zone di confine tra le placche che ora risultano essere molto diverse da come erano state concepite finora».

L’orogenesi. In particolare lo studio ha evidenziato il fatto che le zone di confine tra le placche (finora considerate una presenza quasi insignificante) rappresentano quasi il 16 per cento della crosta terrestre e una percentuale ancora più alta, pari al 27 per cento, dei continenti. Si è anche scoperto che il numero di scontri tra placche che hanno dato origine, con un fenomeno chiamato orogenesi, a catene montuose come le Alpi o l’Himalaya, è stato molto elevato. 

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Più precisamente, spiega Hasterok, «abbiamo scoperto l’esistenza di almeno 26 orogenesi che hanno lasciato un’impronta sull’architettura odierna della litosfera. Molte di queste, ma non tutte, sono legate alla formazione dei supercontinenti». I supercontinenti sono quelle situazioni per cui tutta la crosta terrestre che fuoriesce dal mare è concentrata in un’unica immensa isola, come accadde per esempio per la Pangea, che si ritiene comprendesse tutte le terre emerse del Pianeta, prima della divisione che ha originato gli attuali continenti.

Più accurato. Questo studio pubblicato sulla rivista Earth-Science Reviews, consente dunque di aggiornare le mappe delle placche tettoniche, fornendo una rappresentazione più accurata dell’architettura terrestre, ma ha anche altre applicazioni: «Il nuovo modello», afferma Hasterok, «spiega meglio la distribuzione spaziale del 90 per cento dei terremoti e dell’80 per cento dei vulcani degli ultimi due milioni di anni, mentre i modelli esistenti davano ragione solo del 65 per cento dei terremoti».

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Può essere dunque utilizzato per meglio analizzare i rischi connessi con i grandi fenomeni geologici o, altro esempio, per avere informazioni più dettagliate su aree dove si devono condurre ricerche minerarie dove le zolle si scontrano.

Fonte: focus

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