La covid si sta comportando in modo inaspettato?

Chi sperava che con gli aperitivi a bordo spiaggia avremmo appeso le mascherine al chiodo potrebbe essere rimasto spiacevolmente sorpreso da questa nuova ondata estiva di covid, dovuta alla massiccia diffusione della variante Omicron BA.5 anche tra già contagiati e vaccinati. A lungo abbiamo pensato che la covid si sarebbe col tempo trasformata in una malattia stagionale, come l’influenza o altre infezioni da virus respiratori; ma il coronavirus SARS-CoV-2 sembra essere diretto verso un’altra strada.

Un’ondata per ogni stagione. Come spiegato in un articolo sul Guardian, l’unica somiglianza tra la covid e l’influenza stagionale – il termine di paragone più spesso accostato alla malattia da coronavirus, più o meno a sproposito – sta nel fatto che col tempo, l’infezione da SARS-CoV-2 è diventata, grazie ai vaccini, meno letale.

In chi ha effettuato tutte e tre le dosi, e magari è già stato contagiato, i sintomi possono essere lievi e simil influenzali (tosse, mal di gola, raffreddore, febbre, mal di testa, stanchezza). Ma le somiglianze con l’influenza finiscono qui. La covid ha un impatto assai più distruttivo sul sistema sanitario, e non sembra destinata a stabilizzarsi su un ciclo di eterno ritorno invernale.

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Eccoti di nuovo. I virus respiratori a cui spesso il SARS-CoV-2 viene confrontato traggono infatti vantaggio dalla stagione in cui il meteo nefasto e le rigide temperature costringono a incontrarsi al chiuso, e il nostro sistema immunitario è più debole. Quando l’inverno è passato la maggior parte delle persone colpite rimane a lungo immune a reinfezioni, fino al sopraggiungere di un ceppo diverso di virus l’inverno successivo.

Al contrario, il virus della covid tende a ripresentarsi anche più volte allo stesso ospite con volti diversi. «Il fatto di avere una così rapida successione di varianti (sembriamo accumularle a velocità allarmanti) è la caratteristica più sorprendente e questo ha cambiato l’aspetto delle nuove ondate» ha detto al Guardian Stephen Kissler, epidemiologo ad Harvard.

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Una variante tira l’altra. Sembra infatti che le nuove sottovarianti si rimpiazzino a vicenda più velocemente e che questo riduca di conseguenza il tempo tra un’ondata di covid e la successiva. Mentre nel primo anno di pandemia, le nuove ondate erano guidate dall’insorgenza di varianti più trasmissibili, più abili nel diffondere l’infezione, ora le nuove versioni di SARS-CoV-2 gareggiano nella capacità di sfuggire alle difese immunitarie e infettare chi magari è da poco guarito. La stessa persona può rimanere contagiata da due rami leggermente diversi di Omicron (BA.4/BA.5) anche a 28 giorni di distanza.

I vaccini di domani. Se nella maggior parte dei casi la covid è considerata una bella scocciatura e non una minaccia alla sopravvivenza è grazie ai vaccini, che hanno ridotto drasticamente il rischio di morte e malattia grave. Ma per controllare la diffusione dell’infezione dovremmo vaccinare l’intera popolazione ogni tre mesi, un processo impossibile dal punto di vista della logistica e dei costi.

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La situazione potrebbe migliorare con i vaccini di nuova generazione: quelli capaci di proteggere da più varianti di SARS-CoV-2 o, meglio ancora, efficaci contro tutti i coronavirus (per questi ci sarà da aspettare ancora un po’). I tanto attesi vaccini intranasali, da sommistrare lì dove il nuovo coronavirus si instaura inizialmente, dovrebbero invece finalmente aiutarci ad abbattere la sua capacità di trasmissione.

Fonte: focus

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