L’archiviazione del caso Speranza contraddice le linee guida dell’EMA

In un clima di incertezza e di dubbi persistenti, il caso dell’ex ministro della Salute, Roberto Speranza, ha raggiunto un punto di svolta. Il procedimento giudiziario che lo vedeva al centro dell’attenzione per le decisioni prese durante la pandemia di Covid-19 è stato archiviato. Ma la questione è davvero risolta?

Speranza era stato accusato di una serie di reati, alcuni dei quali molto gravi, in relazione alla gestione della crisi sanitaria. Nonostante le numerose perplessità sollevate dalla sua gestione, in particolare in seguito alle rivelazioni dei cosiddetti “Aifa-leaks”, il Tribunale dei ministri di Roma ha deciso di archiviare il caso.

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Le rivelazioni degli “Aifa-leaks” suggerivano che i dipendenti dell’Agenzia del farmaco avrebbero potuto minimizzare o addirittura ignorare gli effetti collaterali del vaccino anti-Covid. Nonostante queste accuse, Speranza ha festeggiato la sua assoluzione sui social media, affermando di aver semplicemente “eseguito gli ordini”.

Polemiche sull’archiviazione

Tuttavia, la decisione di archiviare il caso non ha messo fine alle polemiche. L’avvocato Renate Holzeisen, che ha esaminato il decreto di archiviazione, sostiene che esso contraddice addirittura le linee guida dell’EMA, l’Agenzia europea dei medicinali. Secondo l’EMA, infatti, vi erano ancora effetti collaterali sconosciuti e studi in corso al momento dell’inizio della campagna vaccinale.

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Holzeisen - L'archiviazione del caso Speranza contraddice le linee guida dell'EMA
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Holzeisen sottolinea che in tutta Italia sono ancora pendenti diverse denunce contro l’ex ministro Speranza. Contrariamente a quanto riportato, questo non era l’ultimo procedimento instaurato per denuncia di reati gravi a carico non solo di Speranza, ma anche di altre figure chiave nel Ministero della Salute, nell’Istituto Superiore della Sanità e nell’AIFA.

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Dubbi sull’archiviazione del caso Speranza

L’avvocato critica duramente il decreto di archiviazione, sostenendo che esso sia infondato e in contrasto con la documentazione istituzionale proveniente dagli organi competenti per l’autorizzazione centralizzata dei farmaci nell’Unione Europea. Secondo Holzeisen, due aspetti del decreto sono particolarmente discutibili: l’affermazione che la ricerca sui vaccini fosse stata completata prima dell’inizio delle campagne vaccinali e che i vaccini si fossero dimostrati sicuri ed efficaci prima del loro utilizzo nelle campagne stesse.

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Nonostante l’archiviazione del caso, le polemiche e i dubbi persistono. La questione è tutt’altro che chiusa.

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Fonte: Radioradio

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