Malnutrizione per eccesso: l’obesità come fattore culturale

L’obesità è un male del nostro tempo e solo in Italia, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, si riscontra nel 10,8% della popolazione con differenze nelle singole aree, dove il dato oscilla dal 6,3% della provincia di Bolzano al 14,1% della Calabria. A livello nazionale, secondo le stime del periodo 2017-2020, 4 adulti su 10 sono in eccesso ponderale, di cui 3 in sovrappeso e 1 obeso.

Come si legge nel Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025 del Ministero della Salute, l’obesità incide profondamente sullo stato di salute poiché si accompagna a importanti malattie che peggiorano la qualità di vita e possono ridurne la durata, come diabete mellito, ipertensione arteriosa, cardiopatia ischemica. È anche parte del complesso delle cause della demenza.

Ancora più seri sono i rischi correlati all’obesità infantile: diabete di tipo 2, asma, problemi muscolo-scheletrici, futuri problemi cardiovascolari, problemi psicologici e sociali. In Italia, secondo i dati dell’ISS, un elevato Indice di massa corporea (Imc) si conferma il quinto dei primi dieci fattori di morte prematura e anni vissuti in disabilità. Per questo la situazione di obesità andrebbe presa in carico tempestivamente dal medico specialista mentre emerge che solo il 71,8% delle persone obese e il 37,2% delle persone in eccesso ponderale ricevono dal medico il consiglio di perdere peso. Il consiglio di fare attività fisica viene fornito solo al 50,3% degli obesi e al 32,5% delle persone sovrappeso.

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Le abitudini alimentari, sottolinea il documento di prevenzione del Ministero della Sanità, sono strettamente legate a fattori socio-economici, ambientali e culturali. Si riscontra una forte correlazione tra l’alimentazione scorretta e il basso livello socioeconomico delle famiglie. L’obesità è infatti spesso una questione culturale e di modello di vita, che nella società occidentale è sedentario con occasioni di dispendio energetico sempre più rare.

Alcuni fattori che portano a un’alimentazione errata sono evidenziabili anche da un’analisi non scientifica. Per i bambini non sono frequenti le possibilità di movimento spontaneo e l’attività sportiva è legata all’iscrizione a corsi e a orari regolamentati. Per gli adulti, più inclini alla sedentarietà anche a causa degli impegni, si aggiunge il modello di alimentazione basata sulle cene, che porta ad accumulare calorie nelle ore notturne, quando invece per natura cala il nostro dispendio calorico. Per entrambe le categorie, l’utilizzo sempre più massiccio di device elettronici per lavoro e tempo libero diminuisce ulteriormente il tempo dedicato all’attività fisica.

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Tutte queste abitudini negative convivono con un modello di magrezza proposto dai media e difficilmente raggiungibile, creando un contrasto che porta facilmente all’insoddisfazione. L’intervento tempestivo da parte di esperti nutrizionisti sui casi di obesità e forte sovrappeso potrebbe scongiurare l’eventualità di malattie correlate a queste realtà, per il benessere delle persone e al tempo stesso per alleggerire le spese della sanità pubblica. Per aprire un nuovo orizzonte è necessario cambiare il punto di vista sull’alimentazione. Al di là del bisogno fisico da soddisfare, l’alimentazione ha soprattutto una valenza clinica, che può influenzare il nostro stato di salute e la nostra aspettativa di vita.

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