Pronto soccorso Amazon. Dimenticate pacchi e film, ecco come la multinazionale va all’assalto della nostra salute

La Sanità, da diritto – in teoria – imprescindibile e universale sembra divenuto il nuovo business. Saranno stati forse i grandi affari dei vaccini contro il Covid-19, o forse la crisi, evidentissima in Italia, della Sanità pubblica, ma in molti si stanno lanciando su questo nuovo “mercato”. Il rischio della privatizzazione della Sanità, di cui abbiamo già scritto in proposito dei primi Pronto soccorso a pagamento, è sempre più concreto. Exor, l’holding di casa Agnelli, oggi in mano a John Elkann, si è già mossa acquisendo il 15% di Philips – che, al di là dei televisori, è all’avanguardia nel mondo per le soluzioni informatiche applicate alla Sanità – e diverse altre partecipazioni in strutture private d’eccellenza in Olanda, Francia e Italia. In una lettera agli investitori, il nipote dell’Avvocato ha scritto che quello della sanità “è un settore che continuerà a crescere nei prossimi decenni, per rispondere alle esigenze di una popolazione globale che diventa sempre più anziana”. E poi c’è Amazon, il colosso dell’e-commerce fondato da Jeff Bezos, che evidentemente ha deciso di diversificare i propri affari.

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amazon punta sulla sanità

Come funzionerà

Amazon aveva già acquistato, lo scorso anno, per 3,9 miliardi di euro One Medical, compagnia che, forte di un proprio software di cartella clinica e di un’ampia rete di case di cura e ambulatori, offre in abbonamento, con 199 dollari all’anno, visite virtuali illimitate ventiquattr’ore su ventiquattro, sette giorni su sette, con brevi attese di massimo una giornata per le visite che possono svolgersi, in certi casi, anche dal vivo, o in video. Lo scenario è fosco, almeno stando a quanto si legge su L’Indipendente: proprio attraverso la One Medical, Amazon ha lanciato una campagna d’iscrizione ai suoi servizi sanitari rivolta agli abbonati “Prime” degli Stati Uniti, che potranno accedere ai servizi di One Medical ad un prezzo calmierato. In un modo o nell’altro, in definitiva, si deve mettere mano al portafoglio per ricevere cure adeguate. Non è semplicemente telemedicina, dunque, ma una deriva che definire ultraliberista è un eufemismo. Chi non è un abbonato “Prime” di Amazon, o chi non ha soldi, non può curarsi o magari non riceve l’assistenza adeguata. La app consentirà, dunque, di ottenere cure rapide per problemi comuni come raffreddore e influenza, problemi di pelle, allergie, infezioni del tratto urinario. Il servizio offre anche la possibilità di prenotare in tempi rapidi una visita in presenza, presso una delle centinaia di sedi presenti nelle principali città statunitensi, che però dovrà essere pagata per tramite dell’assicurazione sanitaria oppure di tasca propria.

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Un business colossale

Bezos, lungimirante e visionario, è già da tempo che fiuta le potenzialità del settore: già nel 2020 aveva dato vita ad Amazon Pharmacy, e poi ad Amazon Clinic, fondata nel 2022. Sul sito della farmacia di Amazon si può leggere: “Il nostro obiettivo è rendere conveniente per i clienti l’accesso e il pagamento dei loro farmaci e offrire un’esperienza di acquisto semplice e facile come qualsiasi altro acquisto su Amazon”. D’altronde, l’Association of American Medical Colleges ha di recente previsto che, entro il 2033, ci sarà una carenza di medici di base per una cifra compresa tra le 21.400 e 55.200 unità. Aggiungiamo il fatto che il mercato sanitario statunitense si attesta su un valore di 4,3 trilioni di dollari e capiamo perché questo è il settore in cui tutti vogliono investire, da un po’ di tempo a questa parte.

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