SUI DANNI POST-VAX LA VELOCITÀ DELLA SCIENZA DIVENTA “DA BRADIPO”

Il 9 luglio del 2021 sono stati aggiornati i bugiardini dei vaccini anti-covid a mRna con l’inserimento tra gli effetti collaterali di miocardite e pericardite. Veniva così ufficializzato un problema sulla sicurezza dei sieri Pfizer e Moderna.

Il rischio di infiammazioni cardiache aumentava dopo la vaccinazione in particolare nei giovani maschi dopo la seconda dose.

Il coro di “negazionisti” e “minimizzatori”

Da lì si è levato un coro di medici ed esperti, in particolare quelli che si sono guadagnati il titolo di “virostar”, volto a minimizzare la situazione: si è detto che si tratta di forme lievi, passeggere, curabili e molto rare. In alcuni casi è stato anche smentito che ci sia una correlazione certa coi sieri. È stato anche detto che sono più frequenti le mio-pericarditi post-Covid rispetto a quelle insorte post-somministrazione dei vaccini. Ma uno studio israeliano, pubblicato sul Journal of Clinical Medicine, condotto su centinaia di migliaia di persone pubblicato ad aprile 2022 smentisce: “Non vi è alcun aumento dell’incidenza di miocardite e pericardite nei pazienti guariti da COVID-19 rispetto al gruppo dei non infetti”, è la conclusione degli scienziati.

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L’11 ottobre 2022 i giornali hanno battuto una notizia tragica: Asia Benetti, 14 anni, è morta a causa di una miocardite fulminante. La giovane aveva tre dosi di vaccino a mRna e risultava positiva al Covid. Ammesso e non concesso che il decesso sia legato al coronavirus: il vaccino non doveva prevenire almeno le forme gravi?

Pfizer e Moderna: “Studieremo i rischi a lungo termine”

A dimostrazione che quello delle infiammazioni al cuore post vaccino è un problema che non si può a lungo tacere o minimizzare, segnaliamo l’articolo pubblicato il 12 novembre sul sito dell’emittente statunitense NBC News: dopo quasi un anno e mezzo che le mio-pericarditi sono state inserite tra gli eventi avversi di Pfizer e Moderna, le due case farmaceutiche annunciano che studieranno i rischi a lungo termine di queste patologie insorte dopo la vaccinazione. La richiesta, anzi l’ordine, di compiere un approfondimento in questo senso è arrivato a inizio 2022 dalla Food and Drug Administration, autorità federale di regolamentazione dei farmaci. Moderna ha avviato due sperimentazioni, l’ultima a settembre. Pfizer ha confermato che almeno uno dei suoi studi, che includerà fino a 500 adolescenti e giovani adulti sotto i 21 anni, dovrebbe iniziare nei prossimi due mesi. I primi risultati della ricerca potrebbero essere pubblicati il prossimo anno, scrive la NBC.

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Non ci sono dati certi sull’incidenza delle mio-pericarditi post vaccino, anche a causa dei limiti della farmacovigilanza passiva: negli USA, secondo i Centers for Disease Control and Prevention, ci sono state circa 1.000 segnalazioni correlate al vaccino nei soggetti di età inferiore ai 18 anni. Gli studi che dovrebbero essere condotti riguardano anche le miocarditi subcliniche, cioè infiammazioni asintomatiche della membrana del cuore, che potrebbero provocare danni a lungo termine.

La scienza a due velocità

Insomma il problema delle miocarditi post-vaccino esiste e preoccupa, è noto da più di un anno ma ancora la letteratura scientifica sulla questione scarseggia e in molti Paesi tra cui Italia e Stati Uniti si continua a raccomandare il siero mRna anche nei bambini più piccoli, che poco o nulla rischiano dal Covid.

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Quando era il momento di approvare i vaccini, ha detto la direttrice commerciale di Pfizer, si è corsi alla “velocità della scienza”. Perché allora sullo studio delle infiammazioni cardiache derivate dalla somministrazione si procede così lentamente?

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