VACCINI: SIAMO STATI CAVIE? NO! PAROLA “NON CONDIZIONATA” DI PFIZER

Vaccini contro il Covid, siamo stati tutti delle cavie?”. È il titolo di un incontro organizzato dal Corriere della Sera che si è tenuto il 10 novembre 2022. La domanda è legittima, ma sulla risposta ci sarebbe qualcosa da dire, anche perché l’evento è stato sponsorizzato con un contributo, definito non condizionante, di Pfizer. E tra i relatori c’erano il consigliere di Figliulo, ex commissario della campagna vaccinale, Guido Rasi, e il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Giovanni Rezza.

Chiaro che, con queste premesse, la risposta non può che essere stata: “Certo che no, non siamo state cavie”. E in effetti i 45 minuti di confronto sono stati spesi tra vaghe giustificazioni sull’urgenza del siero e la brevità della sperimentazione e l’identikit del cosiddetto “no-vax”, vittima, secondo il professore di storia della medicina Andrea Grignolio, del fenomeno dell’esitazione vaccinale.

“Ci si è resi conto che c’è una porzione importante della popolazione, anche se è il 20%, che sono i cosiddetti “calcolatori”: sono persone colte, con un buon titolo di studio, che esitano perchè calcolano troppo. Leggono, si informano, non hanno gli strumenti epidemiologici, statistici e virologici per capire tutta una serie di cose, ma sono persone intelligenti, capaci”.

Magra consolazione dopo la discriminazione e le vessazioni subite: chi dubita del vaccino è colto e intelligente. Scioccante il fatto che queste qualità siano declinate in maniera negativa.
Poi, sull’aspetto della sperimentalità del trattamento, alla fine qualche ammissione arriva da Guido Rasi:

“La gente dice che l’approvazione del vaccino era “condizionata” quello che in America hanno chiamato “di emergenza”, e quindi non avevamo tutti i dati e questo testimonia che non si sapeva abbastanza. Allora, prima di tutto è uno strumento tecnico che si usa molto spesso, non ha niente a che fare con la fase sperimentale, ma ci sono alcune cose che puoi sapere solo dopo, come l’evento ultra-raro, 40mila casi non bastano”.

In ogni caso il fallimento della campagna vaccinale, dal momento che il virus circola ancora, è sotto gli occhi di tutti, e Rezza non può nascondere ancora la polvere sotto al tappeto:

“Se vacciniamo il 70% probabilmente riusciamo a troncare la velocità di circolazione virale, abbatterla e far sì che teniamo sotto controllo l’epidemia. Questo era un forte razionale per vaccinare anche le persone più giovani, perché qualcuno dice: “Avete vaccinato le persone più giovani”. C’era il razionale, era cercare di fermare l’epidemia. A quel punto si è visto che comunque sia la protezione che il vaccino dà nei confronti dell’infenzione, perché nei confronti della malattia grave dura più a lungo, è limitata nel tempo, è relativamente breve, poi sono arrivate una variante dopo l’altra, alcune delle quali evadono la risposta immune”.

Questo incontro ha visto protagonisti i consiglieri di chi ha emanato l’obbligo vaccinale ed è stato sponsorizzato da una casa farmaceutica che produce i sieri a mRna, più di questo non potevamo aspettarci.

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Il cambio di passo del governo Meloni

Ora la musica sembra cambiata: gli operatori sanitari non vaccinati sono autorizzati dal nuovo governo a rientrare in servizio, il sottosegretario alla salute Marcello Gemmato ha sconsigliato la quarta dose alle persone non a rischio di morire di Covid e ha ammesso che ci sono reazioni avverse che incidono sull’analisi costo-beneficio. Il ministro Orazio Schillaci ha annunciato la necessità di semplificare e allentare le quarantene: “Quando uno ha l’influenza e la febbre – ha detto – basta stare a casa e non uscire senza troppe rigidità o la necessità di fare tutti i tamponi che si fanno oggi”. Parole chiare che preludono a un nuovo provvedimento per semplificare la gestione dei casi. E l’incontro sulla campagna vaccinale organizzato dal Corriere sembra essere l’evento che marca il tramonto dell’era Speranza.

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