C’era una volta… Eusébio, la Pantera Nera

Tra le grandi nazionali a non aver vinto trofei internazionali, per lunghi anni si è potuto contare anche il Portogallo. La recente vittoria agli Europei ha reso giustizia ad una storia fatta di grandi stelle, una su tutte Eusébio, da ricordare come uno dei migliori giocatori tra gli anni ’60 e ’70. E della storia del pallone in generale.

Anzitutto occorre precisare che Eusébio da Silva Ferreira si può considerare anche il primo grande giocatore di origine africana, essendo nato il 25 gennaio del 1942 a Maputo (all’epoca Lourenço Marques), in Mozambico. Trovandoci ancora nell’epoca del colonialismo, è facile capire come mai abbia espresso il suo talento solo con la maglia della Nazionale del Portogallo. L’infanzia di Eusébio è difficile; rimane orfano di padre a soli otto anni e cresce in povertà. Come molti ragazzini mozambicani, sogna di affermarsi nel mondo del pallone e inizia a farsi notare nello Sporting Lourenço Marques.

Il suo primo allenatore è un italiano di nome Ugo Amoretti. Si tratta di un ex portiere genovese che ha speso la sua carriera difendendo i pali di Fiorentina, Juventus e in un’occasione anche della Nazionale italiana. Questi ci vede lungo e propone la giovanissima Perla Nera alle società italiane, ma la madre del ragazzo non ha ancora intenzione di lasciarlo partire.

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Quando in Portogallo si sparge la voce che in Mozambico c’è un diciottenne che segna valanghe di gol, arrivano le prime proposte. La spunta il Benfica allenato da Bela Guttman, su segnalazione di José Carlos Bauer, ex giocatore brasiliano. A fare la differenza è un’ingente offerta che il club biancorosso effettua alla famiglia di Eusébio. In ballo c’è la questione dell’affiliazione tra lo Sporting Lourenço Marques e lo Sporting Lisbona, con quest’ultimo che in teoria avrebbe diritto ad acquisire il giocatore. Concluso l’affare, il ragazzo comincia a far parlare di sé quando, in amichevole, realizza una tripletta contro il Santos di Pelé. La sfida si disputa a Parigi e gli vale la copertina del celebre Equipe.

A partire dal 1961-62, Eusébio viene schierato con regolarità, trovando spazio in una rosa stellare. Al termine della stagione, il Benfica raggiunge la finale della Coppa dei Campioni, contro il titanico Real Madrid di Di Stéfano, Gento e Puskas. L’attaccante magiaro fa impazzire la difesa portoghese, segnando una tripletta. Il Benfica rimane a galla e sul risultato di 3-3 arriva il momento del suo giovane campione. Eusébio realizza due reti in tre minuti (65′ e 68′) tra le quali un rigore che, i suoi compagni più navigati, non si sono presi la briga di calciare. A soli vent’anni, il ragazzo è già leggenda.

Grazie alle sue prestazioni, le Aquile di Lisbona non trovano rivali tra i propri confini. Si apre anche il capitolo legato alla Nazionale portoghese, dove si rende protagonista di successi e delusioni in egual misura. Nel 1962 e 1964 la squadra salta rispettivamente Mondiali ed Europei, non riuscendosi a qualificare. Eusébio si rimbocca le maniche e nel 1965 realizza ben sette reti nelle eliminatorie per Inghilterra ’66: il Portogallo torna sul palcoscenico della Coppa del Mondo, con una rosa di tutto rispetto. Nel girone i lusitani fanno piazza pulita: 3-1 all’Ungheria, 3-0 alla Bulgaria e persino un 3-1 rifilato al Brasile, dove la Pantera Nera realizza una spettacolare doppietta. Si va ai quarti e il 23 luglio del 1966, al Goodison Park di Liverpool, il Portogallo affronta la prima squadra asiatica ad aver passato il primo turno di un Mondiale: la Corea del Nord. L’Italia ne sa qualcosa, avete presente Pak Doo Ik giusto? Ebbene, a un minuto dal fischio d’inizio del signor Ashkenazi, i nordcoreani battono il portiere lusitano con una rete di Pak Seung-Zin. Al 25′ il tabellone recita Portogallo zero, Corea del Nord tre.

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A questo punto si scatena la furia di Eusébio, che realizza ben quattro reti e contribuisce allo score finale che vede i portoghesi imporsi per 5-3. I sogni di gloria della Seleçao das Quinas si infrangono in semifinale, quando i padroni di casa inglesi vincono per 2-1 grazie a una doppietta di Bobby Charlton. Arriva comunque la medaglia di bronzo, grazie al successo per 2-1 nei confronti dell’Unione Sovietica. Eusébio viene celebrato come uno dei migliori giocatori della competizione, guidando la classifica dei marcatori con ben nove reti in sei partite. Rimane l’unico grande torneo a cui ha partecipato, dato che in seguito il Portogallo non riesce più a qualificarsi prima che lui si ritiri.

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Le cifre delle sue imprese nella Primeira Liga sono pazzesche: parliamo di 317 reti in 303 partite di campionato, più un centinaio in Coppa di Portogallo. Sommando le 57 marcature nelle competizioni europee, Eusébio ha messo dentro 473 gol con la casacca del Benfica, laureandosi campione di Portogallo in dieci occasioni. Come titoli individuali, ha pochi eguali: un Pallone d’oro, due Scarpe d’oro, sette volte miglior marcatore della Primeira Liga e due volte della Coppa dei Campioni. Lascia Lisbona nel 1975 per comparire in numerose compagini del Nord America, vincendo anche un titolo NASL con la casacca dei Toronto Metros-Croatia.

Si ritira nel 1979 con 585 gol all’attivo a livello di club più 41 in Nazionale. Appesi gli scarpini al chiodo, entra nella commissione tecnica della Nazionale portoghese e mantiene l’incarico attraversando la crisi e la rinascita del calcio lusitano. Nel 2004 il Portogallo ospita gli Europei ed è favorita, potendo contare su talenti come Cristiano Ronaldo e Rui Costa. Ma nella finale di Lisbona i greci impongono il consueto muro difensivo che permette loro di spuntarla. Eusébio, uomo simbolo del calcio portoghese, è costretto a consegnare la coppa agli ellenici e non nasconde la propria tristezza.
Si spegne il 5 gennaio del 2014, a seguito di un arresto cardiaco.

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