COVID: 392 MALATI, UN DECESSO. IL JOURNAL OF CLINICAL MEDICINE CONFERMA I SUCCESSI DI IPPOCRATEORG

Dall’Italia arriva un’altra prova che le terapie precoci contro il Covid19 salvano vite.

È stato pubblicato dopo revisione paritaria sulla rivista internazionale Journal of Clinical Medicine, un articolo relativo ad un’analisi retrospettiva sui risultati dell’applicazione del protocollo di cura elaborato dai medici di IppocrateOrg.

Trattamento ambulatoriale precoce di COVID-19: un’analisi retrospettiva di 392 casi in Italia“, è il titolo del paper scientifico a firma del professor Marco Cosentino, farmacologo, e di altri membri del gruppo Ippocrate.

Il 99,6% dei pazienti è stato guarito

Si tratta di un’analisi condotta su quasi 400 pazienti di età media di 48,5 anni, malati di Covid durante la seconda ondata, tra novembre 2020 e marzo 2021. Mentre secondo le elaborazioni dell’Istituto Superiore di Sanità la letalità del Covid durante quel periodo si attestava tra il 2.4 e il 3%, dato relativo agli esiti dei malati trattati con il protocollo ministeriale di paracetamolo e vigile attesa, i medici del team di Ippocrate hanno riscontrato, applicando lo schema di terapia domiciliare, una letalità ridotta allo 0.2%.
Nel dettaglio, su 392 pazienti presi in esame, si conta solo un decesso: risulta guarito il 99,6% del campione, che peraltro include soggetti in sovrappeso (26%) o obesi (11,5%), persone con patologie croniche (35%), tra cui malattie cardiovascolari (23%) e metaboliche (13,3%).

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Le cure: dalle vitamine all’idrossiclorochina

Come sono riusciti a ottenere questo risultato è spiegato nell’articolo: sono stati curati fin dai primi stadi di positività con vitamine e integratori (somministrati al 98,7% dei malati), poi aspirina (66%), antibiotici (62%), glucocorticoidi (41,8%), idrossiclorochina (30%), enoxaparina (28,6%), colchicina (9%) , ossigenoterapia (7%) e ivermectina (2,8%). Integratori e farmaci che oltre ad aver dimostrato efficacia nel trattamento del Covid, si sono rivelati privi di effetti collaterali significativi, come specificano gli autori dello studio.

La metà dei quasi 400 malati sono stati presi in carico dal team di Ippocrate nel primo stadio di positività al Covid, che interessa persone sintomatiche ma senza problemi polmonari, poco meno del 30% si è rivolto all’equipe medica nello stadio “2a”, che riguarda i positivi con malattia polmonare e regolari livelli di saturazione.

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Pochi ricoveri e un solo decesso

Considerando tutto il campione, è stato necessario il ricovero in ospedale nel 5,8% dei casi.

L’unico decesso registrato, su 392 malati, si è verificato durante la degenza in ospedale, si tratta di un uomo di 77 anni in sovrappeso con malattie croniche cardiovascolari che è stato preso in carico durante una fase avanzata della malattia Covid, che aveva già colpito i polmoni.

I limiti dell’analisi

Certamente, vista la situazione di emergenza in cui il team di Ippocrate si è trovato ad operare, l’analisi pubblicata presenta dei limiti metodologici, come specificano gli stessi autori:

“Sono necessarie molte più informazioni per descrivere in dettaglio il decorso clinico del COVID-19 e la sua risposta ai trattamenti farmacologici: come il tempo di guarigione, le dosi del farmaco, il tempo di somministrazione, oltre che le ragioni del ricovero in ospedale e le cure ricevute in reparto. Inoltre – scrivono i ricercatori – mancava un gruppo di controllo; dunque, i risultati possono essere confrontati solo, e con molta cautela, con i dati ufficiali dell’intera popolazione italiana riferiti all’incirca agli stessi periodi di tempo e relativi alla letalità COVID-19, ma non sono stati confrontati direttamente in base alla fascia di età e al sesso, o per esiti diversi, come il ricovero in ospedale”.

Al netto dei limiti resta conclamata la principale evidenza: 392 malati di covid, un decesso. E così, con un articolo inviato il 13 settembre 2022,  revisionato il 6 ottobre,  accettato il 16 ottobre e  pubblicato il 18 ottobre 2022, l’Italia, attraverso i medici di Ippocrate, ha dimostrato al mondo, oltre che a governanti e scienziati di sistema, che il Covid si poteva, e si può, anzi, si deve curare. E guarire.

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