A tre anni di distanza dallo scoppio dei primi contagi da Covid-19, la Repubblica Popolare cinese continua imperterrita nell’applicazione del sistema che l’ha contraddistinta nel mondo: la politica da Covid-zero. Negli scorsi mesi, sul sito nicolaporro.it, raccontavamo le scene di ordinaria follia, di quello che in Occidente veniva elogiato ed applicato come il celeberrimo “modello cinese”. Raccontavamo, appunto, l’incredibile caso di Shanghai, dove i cittadini positivi (anche asintomatici) venivano sottratti di forza dalle loro case ed “ospitati” all’interno di enormi centri di detenzione, volti a circoscrivere il contagio ed internare tutti i soggetti con tampone positivo.
Nei duri mesi di marzo ed aprile 2020, il modello cinese ha trovato applicazione anche nei lockdown occidentali; quelli fatti a colpi di arresti domiciliari, autocertificazioni e norme da Stato di polizia. In Cina, addirittura, si era arrivati a codificare il divieto di andare a fare la spesa nei supermercati. Erano le forze dell’ordine del regime a passare di casa in casa a portare cibo ed acqua alle famiglie. E ancora oggi, la quarantena per chi proviene dall’estero rimane una chiara rappresentazione di un mondo orwelliano: lo straniero è chiuso letteralmente a chiave in una stanza per almeno 7 giorni e dopo un tampone negativo.
Ebbene, questa politica da Covid-zero sta trovando le sue prime implosioni. E le scene di lunedì notte nella città di Guangzhou, capoluogo della regione del Guangdong, ne sono una rappresentazione lampante. Come riportato dalla Bbc e rilanciato da numerosi utenti Twitter, che hanno postato svariate immagini e video, i cittadini cinesi sono stati protagonisti di violenti scontri con agenti di polizia in tenuta antisommossa. La reazione deriva dall’applicazione del regime da Covid-zero, dopo il picco storico dei 18milla contagi in città.
L’analista politico e docente americano, Ian Bremmer, ha pubblicato sui suoi canali social anche le violenze tra i resistenti ai lockdown ed i sanitari in rigorosa tenuta anti-Covid. Nel mentre, migliaia di residenti forzavano le barriere installate nelle strade, con la funzione prevenire la circolazione degli abitanti cinesi.
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