Questo pesce si riempie di antigelo per vivere

Come fanno certi pesci a sopravvivere nelle acque ghiacciate dei Poli? Esattamente come facciamo noi con l’acqua del radiatore: usando un antigelo, una sostanza che impedisce la formazione di cristalli di ghiaccio che sarebbero potenzialmente letali per qualsiasi animale. Molti pesci che vivono al gelo hanno evoluto questo sistema di protezione, ma ce n’è uno in particolare che ha deciso che la moderazione non porta da nessuna parte, e che se bisogna riempirsi il corpo di antigelo tanto vale produrne una quantità smodata. Si tratta di un liparide, appartenente alla specie Liparis gibbus, studiato nel dettaglio da un team dell’American Museum of Natural History di New York che ha pubblicato i risultati delle proprie ricerche su Evolutionary Bioinformatics.

Il pesce che brilla e non si ghiaccia. Tra i pesci artici, Liparis gibbus era già famoso per un altro motivo: è l’unico che, quando è ancora giovane, è bioluminescente (per la precisione biofluorescente), cioè in grado di emettere luce dal proprio corpo per scopi che non sono ancora del tutto chiari. Mentre studiava questa sua proprietà, il team di ricerca ha notato che il pesce ha due diverse famiglie di geni che si occupano di produrre il succitato “liquido antigelo” – proteine specializzate che servono a evitare la formazione di cristalli di ghiaccio nel sangue. Entrambe queste famiglie di geni contribuiscono alla protezione del pesce, e un’ulteriore analisi ha rivelato che la concentrazione di proteine antigelo in Liparis gibbus è superiore a quella di tutti gli altri pesci artici che conosciamo.

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A cosa serve l’antigelo se non c’è il gelo? L’abbondanza di antigelo nel sangue di questo pesce è fondamentale per la sua sopravvivenza nelle acque dell’Artico: le basse temperature rischiano di causare la formazione di cristalli di ghiaccio nel sangue e negli altri fluidi corporei, che a loro volta possono essere letali per l’animale. Il fatto che Liparis gibbus sia così perfettamente adattato alla vita tra i ghiacci potrebbe però rivelarsi un problema per il suo futuro: l’innalzamento delle temperature (che ai Poli è più rapido che nel resto del mondo) potrebbe trasformare l’Artico in una zona “ghiaccio-free” nel giro di pochi decenni. Questo a sua volta potrebbe portare, nelle acque della Groenlandia, la concorrenza di altre specie marine, non equipaggiate per resistere al freddo estremo ma pronte a occupare l’area non appena farà un po’ più caldo. E questo, ovviamente, non farebbe bene al povero liparide.

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Fonte: focus

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