Secondo un teorema di questo tipo, per garantire la sicurezza messa a repentaglio dall’emergenza occorre intervenire con dispositivi di controllo e di limitazione delle libertà, che di per sé sarebbero inaccettabili, ma che divengono inaggirabili se posti in relazione con l’imprevedibile occorrere dell’emergenza di volta in volta affiorata. Ecco perché la civiltà neoliberale insiste sul paradigma securitario, che in fondo è un’invenzione di Thomas Hobbes e del suo dispositivo Leviatano, secondo cui per uscire dallo stato belligerante di tutti contro tutti, proprio dello Status naturae, occorre rinunziare a tutti i diritti e le libertà, avendo in cambio garantita la securitas, la sicurezza del proprio esistere. Non sfugga come l’ordine neoliberale non intervenga mai con spese pubbliche e con welfare state, che vede anzi come fumo negli occhi, interviene sempre e solo in maniera repressiva, in nome della sicurezza, che è poi la vera e propria cifra dell’ordine neoliberale e dello stato di emergenza a cui esso si accompagna nel tempo dell’emergenza, o meglio, delle emergenze. La sicurezza in pericolo, per garantirla occorrerà fare di tutto, magari anche, introdurre i dispositivi del riconoscimento facciale. Del resto sta già sparendo completamente l’idea fino a qualche tempo fa comunemente ammessa, secondo cui l’individuo ha una sua sfera di libertà privata intoccabile. Chi oggi rivendicasse la propria libertà privata, sottratta al controllo panottico del tracciamento e del riconoscimento facciale, si sentirebbe candidamente dire perché hai qualcosa da nascondere? Insomma, con questa affermazione già si sta ammettendo che non è più ammessa la possibilità di una libertà privata, di una sfera intoccabile per il potere.
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